DESTRI, IL SIGNIFICATO DELLA CANZONE DI GAZZELLE

IL SIGNIFICATO DELLA CANZONE DI GAZZELLE ” DESTRI “

Fuggire o restare davanti ai difetti dell’altro?

a cura della Dott.ssa Eleonora Damiani

Se nel 1981 Claudio Baglioni cantava gli occhi come due pezzi di vetro, tu non sei come ti credevo io, a trent’anni di distanza, Destri di Flavio Bruno Pardini, in arte Gazzelle, ci racconta la disillusione amorosa al giorno d’oggi.

All’inizio di una relazione sembra tutto meraviglioso, colorato e quella che abbiamo accanto appare come l’anima gemella. Andando avanti con i mesi, in particolar modo durante le convivenze emergono lati dell’altro che riusciamo difficilmente a digerire, un po’ perché poniamo delle aspettative idealizzate nel partner e nella relazione e un po’ perché veniamo a contatto con degli aspetti scomodi di noi stessi che si presentano nell’interazione con l’altro.

All’improvviso sei volata via, lasciando indietro una nuvoletta. In questo primo verso del brano la nuvoletta ricorda metaforicamente la posizione idealizzata che occupa la persona amata, o forse più esattamente “adorata”, durante i primi tempi della relazione, la cui immagine bucolica tende a dissolversi tanto più è rilevante la consistenza dei difetti. Il confronto con la disillusione porta l’autore a dire Almeno meritavo una bugia, chessò, forse consapevole del fatto che il primo a mentire a se stesso era stato proprio lui idealizzando l’amata.

IL FILO CHE LEGA GAZZELLE ALL’AMATA

Gazzelle racconta in più versi come è avvenuto l’incastro amoroso dal suo punto di vista. Siamo due fiori cresciuti male, sul ciglio della tangenziale, all’ombra di un ospedale. Qui l’autore sembra esprimere cosa lo lega inconsapevolmente all’amata, ovvero sentire di avere un vissuto comune che sia la base per costruire insieme un rifugio come possibilità di riscatto rispetto agli elementi dolorosi del passato.

In modo più consapevole canta prima te l’ho già detto una volta mi ricordavi il mare, le luci di Natale, gli schiaffi sul sedere e lo spazzolino uguale, la Panda manuale, bruciare in una notte come una cattedrale e in un secondo momento gli occhiali di mia madre, le quattro del mattino, le Winston Blue smezzate, le facce di mattino, svegliarti mentre dormi, come le cazzo di zanzare. Tutti questi elementi raccontano la scelta del partner come bisogno di ritrovare nell’altro la casa lasciata. Casa qui sembra essere quel luogo dentro ognuno di noi dove teniamo al contempo il ricordo degli occhiali della mamma e gli schiaffi sul sedere che nella loro quotidianità imprimono quella parte di lei che diventa una parte di noi, ma anche le comitive adolescenziali delle quattro del mattino, la prima macchina e la più recente convivenza in cui siamo immersi. Nell’altro, consciamente o meno, cerchiamo e ritroviamo tutti questi pezzi che compongono il nostro puzzle interiore e forse è più facile soffermarsi sugli occhiali e sulle quattro di mattina perchè quando arrivano gli schiaffi sul sedere sono tanto forti da oscurare la luce che ti illumina dentro casa mia.

Offuscati dalla luce dell’idealizzazione si fa difficoltà a vedere quei contorni che distinguono l’altro da noi e che con la potenza di uno schiaffo sul sedere ci mettono davanti alle parti più scomode di noi che non vorremmo vedere e che ci spingono fuori da quel calore casalingo tanto accogliente da soffocare l’individualità.

I DESTRI AL MURO

I destri al muro, dunque, non fanno tornare a quei momenti lì, a quando andava tutto a gonfie vele e mi faceva stare bene ma sono espressione della rabbia che sorge spontanea nel vedere la forma dell’altro e la propria, usciti dalla luce annebbiante dell’idealizzazione. La rabbia però, se nel brano Via di Baglioni si trasformava in fuga, ora può essere trasformata da un più consapevole Gazzelle in una relazione matura che permetta l’incontro con l’altro e le sue differenze e con i lati di sé più difficili da toccare.